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Sui passi del termometro medico

Benché si sia soliti attribuirne la paternità a Galileo Galilei, detto anche Galileo, non esiste nessuna prova che confermi questa ipotesi. All’epoca, infatti, sul fenomeno della temperatura si concentrava l’attenzione di un buon numero di scienziati, sia a nord che a sud delle Alpi.

Un medico italiano, Santorio, adattò l’apparecchio di Galileo alle sue esigenze, utilizzandolo per misurare la temperatura dei pazienti. Sensibile alle variazioni della pressione atmosferica, questo strumento non consentiva tuttavia misurazioni precise. Per ovviare a questo difetto, il medico francese Rey inventò nel 1631 il termometro a liquido. Il grande limite di questo termometro riempito d’acqua era quello di non riuscire a misurare le basse temperature. Nel corso degli anni successivi si sperimentarono vari fluidi. Nel 1714, il tedesco Fahrenheit mise a punto il primo termometro a mercurio, sviluppando inoltre la propria scala di misurazione della temperatura, tuttora in uso negli Stati Uniti.

Rispettivamente nel 1736 e nel 1740, gli Svedesi Celsio e Linneo stabilirono una nuova scala graduata, prendendo come punti di riferimento la temperatura di congelamento e di ebollizione dell’acqua. Attualmente i classici termometri in vetro funzionano ancora secondo questo principio. Tali termometri vengono tuttavia progressivamente soppiantati dai moderni strumenti digitali o a infrarossi.

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