Dal microscopio alla batteriologia

    Grazie alla scoperta del microscopio nel XVI secolo, gli scienziati riuscirono a dimostrare che le malattie erano dovute a microrganismi anziché a influenze malefiche.

    Si ritiene che il microscopio sia stato scoperto dagli ottici olandesi Janssen (padre & figlio) intorno al 1590. All’epoca si trattava di uno strumento rudimentale, formato da due lenti convesse in un apparato di tubi scorrevoli. Un altro olandese, l’erudito Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723), apportò diverse migliorie al dispositivo. Questo precursore della microbiologia poté così osservare e descrivere ciò che era invisibile ad occhio nudo, come i globuli rossi nel 1674. Il biologo Agostino Bassi (1773-1856) fu il primo a dimostrare che la causa di varie malattie era la proliferazione di organismi patogeni. Alcuni anni dopo le sue osservazioni vennero completate dai lavori di Louis Pasteur (1822-1895).
    Basandosi sugli studi di Pasteur, il chirurgo Joseph Lister (1827-1912) giunge alla deduzione che la comparsa di pus nelle ferite era dovuta a cellule morte e a tessuti necrotici riconducibili a un’infezione batterica.
    Sospettando che questi batteri potessero essere presenti nell’aria, propose le prime misure di asepsi (distruzione dei microrganismi mediante sterilizzazione). Con la vaporizzazione di fenolo nelle sale operatorie o la sua applicazione su strumenti, indumenti o lesioni, Sir Lister fece crollare il tasso di mortalità operatoria nel 1869.