In Asia, dove viene consumato sia fresco che essiccato, il krill fa parte dell’alimentazione umana ormai da secoli. Da noi, invece, l’interesse per questo crostaceo è molto più recente. Da una decina d’anni si succedono gli studi scientifici che dimostrano gli innumerevoli benefici dei suoi diversi componenti per la salute.
Come tutti gli omega-3 di origine animale, l’olio di krill contiene i due acidi grassi essenziali EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico). La sua specificità è fornita dalla presenza concomitante di fosfolipidi, che consentono una migliore biodisponibilità dei principi attivi. Tra i componenti di questo gamberetto c’è anche l’astaxantina, che gli conferisce un potere antiossidante più di 300 volte superiore a quello delle vitamine A e E.
Questa associazione perfettamente equilibrata già in natura risulta eccellente nel trattamento dell’ipercolesterolemia (colesterolo troppo alto), della sindrome premestruale e delle infiammazioni croniche.
Per risultare di ottima qualità, quest’olio deve essere estratto a freddo. Un particolare processo brevettato con il nome NKO® (Neptune Krill Oil) garantisce tale risultato, assicurando una concentrazione ideale di tutte le sostanze attive.
La regolamentazione della pesca per assicurare la perennità della specie
Il krill è la specie animale più abbondante sul nostro pianeta. I suoi banchi giganteschi raggiungono talvolta i 450 km2. Dal 1982 la convenzione sulla conservazione della fauna e della flora marina antartica (CCAMLR) definisce ogni anno le quote massime per i prelievi. Pescato nell’oceano australe, il krill non è soggetto agli inquinanti presenti in altri mari del mondo.