Fegato stanco? Soluzioni per rigenerarlo

Il fegato, organo polivalente per eccellenza, è paradossalmente l’elemento del corpo umano che si fa meno notare. Nonostante sia coinvolto in vari processi (metabolismo glucidico, protidico, lipidico, digestione, disintossicazione?), i problemi a suo carico provocano sintomi relativamente discreti. Se non trattato, un fegato stanco può portare a un disagio persistente e a un’intensa stanchezza.

Essendo uno dei pilastri del corpo, il fegato, quando è stanco, può causare il malfunzionamento di altri organi. Può quindi essere affrontato terapeuticamente per una varietà di motivi: digestione difficile, esami del sangue scadenti, un problema al fegato noto, l’assunzione di molti farmaci o semplicemente un imminente pasto festivo e il desiderio di tornare in forma.

La prima risposta da dare è evidentemente di carattere igienico e dietetico. Limitate il consumo di grassi animali e di bevande alcoliche, il fumo e il caffè. Privilegiate le proteine vegetali (soia, cereali e derivati, verdura fresca). Consumate anche pesce e pollame, senza dimenticare di bere a sufficienza (circa 2 litri di liquidi al giorno).

Terapie convenzionali e alternative per alleviare il fegato

La presa in carico terapeutica può imboccare varie vie. L’allopatia ricorre ai farmaci coleretici e/o colagoghi (che aumentano il flusso e/o la produzione di bile da parte del fegato), come il sorbitolo, la colina o la betaina.

L’omeopatia offre un’interessante alternativa, tramite «souches» (ceppi) come Lycopodium o Nux vomica. La fitoterapia dispone di un vasto arsenale di piante colagoghe, coleretiche e/o epatoprotettive, come il carciofo, il cardo mariano, la cicoria, la curcuma e vari tipi di tarassaco.

C’è poi una quarta via che risulta preziosa nel caso specifico dei danni epatici: la medicina ayurvedica. Quest’ultima si basa infatti sul concetto di equilibrio tra i 3 sistemi di regolazione del corpo umano (i Dosha). La malattia non è altro che la rottura di questo equilibrio, che può essere ripristinato tramite l’alimentazione, lo yoga o l’apporto di minerali e di piante medicinali. L’ayurveda corregge i sintomi annullandone la causa. Ne consegue che il suo campo d’azione è duplice: la cura e la prevenzione.

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